Road To Be Interactive
dall’incertezza alla Flessibilità Adattativa

“Niente sarà più come prima, ma potrebbe essere addirittura meglio di prima, se sapremo governare l’incertezza e cogliere le ortogonalità di effetto durante il viaggio.” Inizia così la mia ultima intervista pubblicata da DataManager sul numero di dicembre, dedicato alla ripartenza, con il tentativo di dimenticare e cancellare la pandemia che stiamo ancora affrontando.

Questo atto di rinascita non sarà certo immediato (purtroppo), non è possibile premere un tasto on/off, mentre appare sempre più evidente la necessità di percorrere un journey di trasformazione (e il tema del viaggio torna a farsi strada nel #BecomingTheFuture).

L’Era Covid ha sicuramente accelerato una tendenza in atto già da diversi anni, facendo intravedere i contorni di una “nuova normalità” scandita al ritmo dell’innovazione tecnologica al servizio dell’uomo. Human-Tech: l’uomo è sempre al primo posto e guida sperimentazioni e progetti di innovazione ricombinante con lo scopo di risolvere bisogni umani.

Mi piace pensare che tutto questo sia accaduto per un motivo, una ragione più grande di noi, un monito del Pianeta a un cambiamento essenziale. In questo nuovo corso, dobbiamo scendere a patti con l’incertezza e comprendere quanto, in realtà, l’incerto e l’imprevedibile contraddistingua la nostra esistenza, da sempre. Giorni fa leggevo un articolo di Annamaria Testa sui diversi modi (più o meno efficaci) di gestire l’incertezza e mi è piaciuta la chiave di lettura che ne ha dato, perché ha reso evidente quanto la nostra capacità di adattamento al cambiamento sia innata (dobbiamo solo ricordarcene). “A partire dal secondo dopoguerra abbiamo costruito un mondo in cui l’incertezza sembra essere progressivamente scivolata ai margini: quelli più remoti, più disagiati, più sfortunati e meno visibili … Sottovalutiamo l’intrinseca fragilità dei sistemi che abbiamo costruito. Ignoriamo la nostra fragilità individuale e quella del pianeta che abitiamo … Non riusciamo a renderci conto del fatto che un incremento di complessità, di interconnessione e di opzioni può solo aumentare … i gradi di incertezza. E non basta: pretendiamo di ottenere risposte chiare e soluzioni efficaci e certe, anche quando è oggettivamente impossibile averne perché la situazione è in sé instabile … del tutto inedita.”

Essere adattabili è questione di istinto, è una caratteristica scritta nel DNA dell’uomo, ma se vogliamo aggiungere una variabile alla lettura del contesto attuale, dobbiamo considerare l’estrema velocità di cambiamento e manifestazione di eventi imprevedibili e ad alto impatto a cui siamo soggetti quotidianamente. La volatilità della situazione globale è certamente una condizione inedita, mai vissuta così intensamente nella storia recente dell’uomo; ma perché ci spaventa tanto? Non possiamo opporci alla pandemia e ai rischi che comporta, non c’è modo di sottrarsene. Possiamo solo accettare l’incertezza e agire: occorre vincere la paralisi dell’incerto e fare una scelta di flessibilità adattativa, nella vita e nel business.

Le decisioni di oggi daranno forma al nostro futuro.
Alle aziende è richiesto un cambio di prospettiva: trasformarsi in aziende interattive e resilienti.

Quanto poco senso ha oggi fare piani dettagliati, scheduling di azioni di sviluppo e investimento su base annuale (o anche semestrale), per poi vederli rivoluzionati dall’onda della disruption e completamente inadatti? Non è questo il modello vincente da seguire. Ma non si può nemmeno lasciarsi trasportare dall’onda, inermi e senza punti di ancoraggio o mete da raggiungere, senza una vision del futuro che vogliamo costruire. Bisogna rispondere alla crisi e governare ogni wave di incertezza con strumenti, metodologie e approcci sistemici, per essere attori della trasformazione in chiave interattiva e resiliente.

Nell’intervista rilasciata a seguito della mia partecipazione a #WeChangeIT Forum di DataManager, ho raccontato il programma Road to Be Interactive di Altea Federation, nato in tempi di Covid per fornire ai nostri Clienti un framework di azione e trasformazione. Due approcci sistemici, Adaptive Resilience Model (ideato da Nextea) e Interactive Organization (modello sviluppato con Flavio Bordignon), per rispondere a due priorità: Risk Management e Business Continuity.

Ciò che emerge è che, al di là della condizione di crisi o stabilità di un determinato periodo storico, il rischio rimane sempre centrale: con il modello adattativo resiliente richiediamo uno sforzo alle aziende, per approcciare l’analisi del rischio con una mentalità open mind e verificare ogni opzione, delineando anche gli eventi meno probabili ma ad altissimo impatto (il Cigno Nero che ben conosciamo). Ad ogni rischio viene assegnata una priorità d’azione, valutando la probabilità di accadimento e l’impatto economico finanziario e adattando di conseguenza modello di business e struttura organizzativa. Questa è la rete di sicurezza del nostro Adaptive Resilience Model.

Ma non sono solo le linee di governance delle aziende ad agire la trasformazione; la flessibilità e l’adattabilità sono condizioni must to have ad ogni livello organizzativo. Il cambiamento a più alto impatto avviene nelle persone, coinvolte ormai da un anno in una rivoluzione Human-Tech del paradigma di lavoro, in chiave smart interactive. Il framework delle Organizzazioni Interattive risponde proprio a questa esigenza operativa e manageriale, per modellare le interazioni che avvengono ogni giorno fra le persone e che sono alla base dell’esecuzione dei task. Diversi tipi di interazione corrispondono a diversi tipi di output, ma in tutti i casi avviene uno scambio informativo che porta a decisioni lungo i processi organizzativi. Se prima dell’era Covid, bastava alzare lo sguardo e rivolgere una domanda al nostro collega d’ufficio per procedere con il proprio lavoro, oggi è necessario essere connessi e interconnessi in una rete distribuita sul territorio, per trovare le informazioni necessarie, coordinarsi, allinearsi e definire task e prossimi passi. Tutto questo può risultare faticoso e poco efficiente se non governato: trasformarsi in una Interactive Organization invece significa semplificare e snellire i processi, fornendo strumenti tecnologici e approcci metodologici alle persone, al fine di avvicinare il più possibile il decision-making al punto di execution. Le gerarchie si abbattono e cresce lo spirito di Leadership Self Management. Provare per credere!

Se non possiamo prevedere il futuro, possiamo però leggerne i segnali e costruire la nostra roadmap in divenire, adattando noi stessi e le nostre organizzazioni alla manifestazione di eventi imprevedibili, disegnando i possibili scenari di sviluppo Human-Tech lungo il percorso.

Io riparto da qui con il 2021.

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